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nanoLinux (1) è il nome di un sistema GNU/Linux adattato in modo da poter funzionare senza bisogno di installazione, realizzato originariamente come strumento multiuso di emergenza. Si distinguono diversi livelli di nanoLinux attraverso un numero romano, dove nanoLinux I rappresenta quello minimo e nanoLinux IV rappresenta invece quello più alto.
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I primi lavori con il nome nanoLinux sono del 1997. Il sito NanoLinux raggiungibile all'indirizzo <http://www.nanolinux.com> non ha nulla a che vedere con questi lavori. |
Questo capitolo riguarda nanoLinux nelle versioni autoavviabili per CD-ROM o DVD-ROM (II, III e IV), che è una distribuzione GNU/Linux Debian, per architettura i386, adattata allo scopo. Eventualmente nanoLinux può essere installato anche all'interno di una partizione di un disco fisso, inoltre può essere riportato lentamente allo stato di una distribuzione GNU/Linux Debian pura e semplice.
A differenza di altri CD-ROM o DVD-ROM autoavviabili che contengono un sistema GNU/Linux, nanoLinux cerca di utilizzare il minor numero possibile di artifici, allo scopo di consentire all'utilizzatore la modifica e la riproduzione di CD-ROM e DVD-ROM simili in modo semplice.
L'obiettivo di nanoLinux è prevalentemente didattico, per la diffusione di Appunti di informatica libera e per l'apprendimento dei rudimenti di un sistema Unix. A partire da nanoLinux III sono disponibili alcune applicazioni grafiche, con un'impostazione predefinita per un dispositivo di puntamento corrispondente a un mouse PS/2 (che però si può configurare facilmente).
nanoLinux potrebbe essere distribuito direttamente in forma di CD-ROM o DVD-ROM, oppure attraverso file che contengono l'immagine del disco da riprodurre. Il file contenente l'immagine del CD o del DVD da realizzare viene distribuito normalmente in forma compressa. Se questo file è molto grande, viene anche suddiviso in porzioni più piccole per facilitare le operazioni di scarico dalla rete.
Il file usato per contenere l'immagine del CD o del DVD potrebbe avere un nome simile ai modelli seguenti, che si riferiscono ai livelli da II a IV:
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Per riportare il file allo stato originale, disponendo di un sistema operativo Unix, si procede semplicemente come nell'esempio seguente, dove si fa riferimento al livello III:
# gunzip nLinux-III.edizione.iso9660.gz[Invio]
In tal caso si ottiene il file nLinux-III.edizione.iso9660, pronto per il CD (nel capitolo 82 è trattato il problema della masterizzazione di CD).
Se però il file in questione risulta suddiviso, per i motivi già esposti, si trovano probabilmente una serie di file del tipo:
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In pratica, il nome del file ha un'estensione costituita da un numero di quattro cifre. Supponendo che al posto del file nLinux-III.edizione.iso9660.gz ci siano i file da nLinux-III.edizione.iso9660.gz.0001 a nLinux-III.edizione.iso9660.gz.0005, si potrebbe ottenere il file-immagine originale, pronto per la produzione del disco con il comando seguente:
# cat nLinux-III.edizione.iso9660.gz.* \
\| gunzip > nLinux-III.edizione.iso9660[Invio]
Quando finalmente si dispone del CD-ROM o del DVD-ROM di nanoLinux, occorre comunque ricordare di controllare la configurazione del firmware (il BIOS), dove si deve vedere che la prima unità a essere presa in considerazione per l'avvio del sistema è il lettore CD-ROM.
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Figura 16.1. Ecco come potrebbe apparire la configurazione del firmware per fare in modo che si avvii prima il CD-ROM del sistema contenuto nel disco fisso.
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Figura 16.2. In un firmware più vecchio, la voce per indicare la sequenza di avvio potrebbe essere unica. In questo caso, la lettera «A» rappresenta il dischetto, mentre la lettera «C» rappresenta il disco fisso.
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Nel caso si intenda utilizzare nanoLinux anche con un elaboratore in cui non è possibile configurare l'avvio da CD-ROM, è possibile riprodurre un dischetto di avvio, che però contiene un kernel ridotto, in cui potrebbero mancare funzionalità importanti.
Il kernel standard di nanoLinux è molto grande per ridurre al minimo i problemi causati dalla necessità di caricare moduli durante il funzionamento. Data la dimensione di questo kernel, per realizzare un dischetto di avvio è necessario predisporre un kernel più piccolo.
Il file contenente l'immagine del dischetto si trova nella directory radice del CD-ROM o del DVD-ROM, con il nome boot.img. Da un sistema GNU/Linux è possibile ottenere facilmente una copia di questo dischetto, a partire dall'immagine, con un comando simile a quello seguente:
# cp boot.img /dev/fd0[Invio]
Se si dispone di un sistema Dos o MS-Windows, si può sfruttare lo script MKBOOT.BAT che a sua volta si avvale del programma RAWRITE2.EXE, entrambi collocati nella directory radice del CD-ROM o del DVD-ROM:
D:\> MKBOOT.BAT[Invio]
Nell'esempio appena mostrato si suppone che il CD-ROM o il DVD-ROM corrisponda all'unità D:.
Nella directory radice del disco ci sono anche altri file il cui nome corrisponde al modello rootn.img. Si tratta dei file-immagine necessari per riprodurre una copia di nanoLinux I. Eventualmente, anche per questi file ci sono altrettanti script del tipo MKROOTn.BAT, che consentono di riprodurre tali dischetti comodamente da un sistema Dos o MS-Windows:
D:\> MKROOT1.BAT[Invio]
D:\> MKROOT2.BAT[Invio]
D:\> ...
A seconda del livello di nanoLinux, si può presentare un logo grafico, oppure soltanto un testo esplicativo.
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A ogni modo, il sistema di avvio di nanoLinux prevede di indicare una sigla che rappresenta l'unità in cui si trova il CD-ROM o il DVD-ROM stesso, per poter passare al kernel l'indicazione di quale file system montare per avviare il sistema. Eventualmente, nella maggior parte delle situazioni dovrebbe andare bene anche la sigla auto, che però rende inaccessibile un eventuale disco fisso secondario del primo bus ATA (/dev/hdb).
Supponendo che il disco sia inserito in un lettore corrispondente al file di dispositivo /dev/hdc, al momento dell'avvio è necessario inserire la sigla hdc:
boot: hdc[Invio]
Eventualmente, come già accennato, si può tentare la sigla auto:
boot: auto[Invio]
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Se si utilizza la sigla auto, le unità che normalmente sarebbero accessibili con i file di dispositivo da |
Trattandosi di un kernel voluminoso, la fase iniziale di verifica dei dispositivi esistenti è abbastanza lunga;(2) inoltre, la fase successiva della procedura di inizializzazione del sistema (Init) può mostrare degli errori, normalmente innocui, a causa della presenza di un file system in sola lettura.
Come accennato, quando si utilizza il sistema da CD-ROM o da DVD-ROM, la procedura di avvio potrebbe mostrare diversi errori dovuti alla presenza di un file system in sola lettura. Questi errori inevitabili non sono stati oscurati, sia per dare una possibilità in più di comprendere cosa succede nel sistema, sia per consentire di individuare altri errori che potrebbero rappresentare realmente un problema.
Quando si conclude la fase di avvio, il sistema si presenta come una distribuzione GNU/Linux comune, con le solite console virtuali a disposizione, dove è necessario identificarsi nel modo consueto. È previsto l'utente root e alcuni utenti comuni (tizio, caio, sempronio, mevio, filano, martino e calpurnio). Tutte queste utenze sono associate inizialmente alla parola d'ordine nano, che può essere modificata successivamente nei modi consueti:
nanohost login: root[Invio]
Password: nano[Invio](3)
Oppure:
nanohost login: tizio[Invio]
Password: nano[Invio](4)
Nello stesso modo si procede con le altre utenze.
Se si intende utilizzare nanoLinux per accedere alla rete, è necessario configurare l'interfaccia o le interfacce di rete (si vedano eventualmente i 137, 138 e 139). nanoLinux prevede un certo tipo di organizzazione a proposito della configurazione della rete, pertanto può essere conveniente l'uso del comando nanorc network config, da usare con i privilegi dell'utente root.
In generale, nanoLinux non tenta di montare i dischi presenti nell'elaboratore, ma eccezionalmente, se la prima partizione del primo disco fisso contiene un file system compatibile che sembra ospitare un sistema Dos o MS-Windows, questa viene montata in /mnt/hda1/, risultando accessibile anche attraverso i collegamenti /dos/ e /win/ indifferentemente.
Se si vuole utilizzare la grafica, la si deve avviare manualmente, ma ciò conviene farlo solo in qualità di utente comune:
$ startx[Invio]
Se si vuole consentire a un docente di controllare il proprio lavoro da una stazione remota, conviene usare sharedx:
$ sharedx[Invio]
Si osservi che sia startx, sia lo script sharedx, se avviati dal CD-ROM o da DVD-ROM, non devono essere messi sullo sfondo, perché in tal caso richiedono di specificare il tipo di adattatore grafico, suggerendo anche quanto appare dall'elenco che si otterrebbe attraverso lspci.
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Figura 16.4. Come si presentano startx e sharedx quando vengono avviati dal CD-ROM o dal DVD-ROM.
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Oltre alla richiesta del tipo di adattatore grafico, lo script si occupa di chiedere quale tipo di mappa per la tastiera si intende utilizzare durante il funzionamento della sessione di lavoro grafica. La prima voce suggerita dipende dalla configurazione precedente o dall'impostazione della variabile di ambiente LANG:
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Figura 16.5. Richiesta successiva di specificare la mappa della tastiera.
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Infine, deve anche essere specificata la risoluzione in abbinamento alle frequenze di scansione. Anche in questo caso, la prima voce suggerita dipende dalla configurazione precedente:
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Figura 16.6. Risoluzione e frequenze di scansione dello schermo.
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Al termine dell'utilizzo del sistema, si può chiudere con il solito:
# shutdown -h now[Invio]
Tuttavia, se non sono stati montati dei dischi con dati sensibili, lo spegnimento diretto dell'elaboratore non dovrebbe portare delle conseguenze negative, perché il CD-ROM o DVD-ROM non può alterarsi. Si osservi comunque che la combinazione [Ctrl+Alt+Canc] è stata associata all'avvio della procedura di arresto del sistema, pertanto in tal modo non si ottiene il riavvio, come invece avviene di solito.
Tabella 16.1. Alcune sigle che possono essere usate per controllare l'avvio del CD-ROM o del DVD-ROM.
nanoLinux può essere installato in una partizione di un disco fisso, manualmente, come punto di partenza per una distribuzione GNU/Linux Debian da estendere successivamente, attraverso l'installazione di altri pacchetti.
Per fare questo è disponibile fdisk, con cui si deve predisporre una partizione per la memoria virtuale (tipo 8216) e una per il file system (tipo 8316). Il procedimento per intervenire in questo modo è descritto nel capitolo 10. Eventualmente si può usare anche parted per ridimensionare le partizioni già esistenti.
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Quando si va a modificare la suddivisione in partizioni di un disco, occorre prima accertarsi di non utilizzarlo. L'errore più frequente che si commette sta nel dimenticare attiva una partizione per la memoria di scambio. Si può verificare facilmente questo fatto con l'uso del comando free. A ogni modo, se ci si dimentica di questo o di altri accessi al disco, al termine delle modifiche, queste non sono prese in considerazione dal sistema, pertanto si può essere costretti a riavviare, o a ripeterle dopo che gli accessi sono stati esclusi. |
Supponendo di avere definito la partizione corrispondente a /dev/hda1 per la memoria virtuale e /dev/hda2 per il file system, si deve procedere successivamente alla loro inizializzazione:
# mkswap /dev/hda1[Invio]
# mkfs.ext3 /dev/hda2[Invio]
Al termine si può montare la partizione che deve contenere il file system, per poi iniziare a copiarvi all'interno il contenuto del CD-ROM o del DVD-ROM. Tuttavia, la copia non può avvenire lasciando tutto così come si trova nel disco di partenza, perché occorre spostare qualcosa. Pertanto, per facilitare questa operazione e per garantire di ricreare tutto quello che serve, basta usare il comando seguente, indicando il file di dispositivo corrispondente alla partizione di destinazione, che deve essere stata preparata e inizializzata come è già stato mostrato:
# nanorc nanolinux install[Invio]
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Figura 16.7. Il comando nanorc nanolinux install richiede di specificare il file di dispositivo corrispondente alla partizione nella quale installare il CD-ROM.
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La copia richiede un certo tempo. Quando si può verificare che il contenuto della directory boot/ è stato copiato, si può procedere in un'altra console virtuale a installare il sistema di avvio, che si avvale di GRUB. Si continua a supporre di installare la copia di nanoLinux nella partizione corrispondente al file di dispositivo /dev/hda2:
# grub[Invio]
grub> root (hd0,1)[Invio]
Filesystem type is ext2fs, partition type 0x83 |
grub> setup (hd0)[Invio]
Checking if "/boot/grub/stage1" exists... yes Checking if "/boot/grub/stage2" exists... yes Checking if "/boot/grub/e2fs_stage1_5" exists... yes Running "embed /boot/grub/e2fs_stage1_5 (hd0)"... 16 sectors are embedded. succeeded Running "install /boot/grub/stage1 (hd0) (hd0)1+16 p (hd0,1)/boot/grub/stage2 /boot/grub/menu.lst"... succeeded Done. |
grub> quit[Invio]
In questo modo viene installato un menù di avvio generico, con il quale si deve specificare la partizione da avviare. Volendo si può modificare il file boot/grub/menu.lst per le proprie esigenze, soprattutto se si intende avviare anche un altro sistema operativo (si veda il capitolo 27 per la descrizione dell'utilizzo di GRUB).
Al termine della copia, oltre a predisporre il sistema di avvio, è necessario intervenire in alcune parti della configurazione; per la precisione è necessario verificare il file /etc/fstab, all'interno del quale conviene anche indicare la partizione contenente la memoria virtuale. Si tratta delle prime tre righe, che in questo caso devono risultare alla fine nel modo seguente:
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Si osservi che è necessaria l'indicazione di due punti di innesto associati allo stesso file di dispositivo: rimontando la partizione anche nella directory /CD-ROOT/nanoLinux/ è possibile poi ricreare un nuovo CD o DVD di nanoLinux, probabilmente dopo aver modificato qualcosa nella copia realizzata nella partizione del disco fisso.
Se l'elaboratore in cui si lavora è connesso stabilmente a una rete locale, si può utilizzare il comando nanorc network config per le situazioni comuni, oppure si può arrivare anche a modificare lo script /etc/init.d/network; si osservi che questo file è molto diverso dallo standard delle distribuzioni GNU/Linux Debian, ma nulla vieta di riportarlo alla normalità (rinunciando ovviamente all'uso di nanorc per tutte le cose che riguardano in qualche modo la gestione della rete). In ogni caso, è opportuno modificare i file /etc/hostname e /etc/mailname. Per esempio, se il proprio elaboratore deve avere il nome di dominio dinkel.brot.dg, il file /etc/hostname deve contenere la stringa dinkel, mentre nel file /etc/mailname serve il nome di dominio completo.
Una volta installato nanoLinux, si può osservare che lo script startx torna a comportarsi come al solito; pertanto può essere necessario intervenire nel file di configurazione /etc/XF86Config, che in condizioni normali è predisposto per un adattatore grafico VESA, oppure si può usare il comando nanorc x config (in tal caso servono i privilegi dell'utente root), che consente di ricreare un file /etc/XF86Config adatto.
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Attraverso il comando nanorc x config si ricrea il file |
Nel caso si intenda utilizzare il sistema APT (capitolo 34) per fare delle modifiche sui pacchetti installati o per procedere a un aggiornamento di questi, si ricordi di modificare il file /etc/apt/sources.list, indicando valori appropriati al proprio contesto.
Durante il funzionamento da CD-ROM o da DVD-ROM è possibile intervenire su alcuni file di configurazione, sia a mano, sia con l'aiuto dello script nanorc. Questi file si trovano a partire dalla directory /ramdisk/etc/ (ovvero /etc/, che è esattamente la stessa cosa) e possono essere salvati prima dell'arresto del sistema, in un dischetto o in una partizione che risulta accessibile. Si ottiene questo con il comando nanorc config save:
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Si possono usare file di dispositivo /dev/fd0, /dev/fd1, da /dev/hda1 a /dev/hda17, da /dev/sda1 a /dev/sda17, perché all'avvio il file usato per salvare tali dati viene cercato, nell'ordine, in questi dischi e partizioni (si osservi che i file di dispositivo /dev/sdan si intendono riferiti a dischi USB esterni, perché in questa fase dell'avvio non sono ancora stati caricati i moduli che potrebbero consentire l'accesso a un'unità SCSI vera e propria). Per la precisione, il file si chiama nlnx3cfg.tgz ed è proprio un archivio compresso tar+gzip.
Si osservi che in questo modo vengono archiviati e recuperati anche alcuni script che potrebbero essere modificati a mano. Per questa ragione, un archivio del genere è utile solo se riferito precisamente alla stessa edizione di nanoLinux per la quale è stato realizzato; pertanto, all'avvio, se viene identificato un file del genere che però non corrisponde nella versione, non viene utilizzato.
nanoLinux esiste con lo scopo di poter essere adattato facilmente alle proprie esigenze, aggiungendo e togliendo pacchetti a seconda dei bisogni. Attualmente è possibile fare questo da una copia di nanoLinux su una partizione di un disco fisso, realizzata come spiegato in questo capitolo.
Una volta fatte le modifiche che si desiderano, si può usare il comando nanorc nanolinux make, senza argomenti, il quale monta il file system principale nella directory /CD-ROOT/nanoLinux/ ed esegue le altre operazioni necessarie, dopo aver ottenuto alcune informazioni indispensabili:
# nanorc nanolinux make[Invio]
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Come avverte il riquadro iniziale, prima di poter avviare la procedura di creazione del nuovo CD-ROM, occorre verificare che ciò sia possibile. Per esempio, se il masterizzatore è di tipo ATAPI (IDE), è necessario avviare il sistema con l'opzione hdx=ide-scsi.
Dopo l'avvertimento iniziale, viene richiesto di specificare quale programma si desidera usare per la scrittura del disco; naturalmente la scelta dipende anche dal tipo di disco utilizzato. Si osservi che l'elenco dei programmi dipende da quali sono installati effettivamente; per esempio, nel caso di nanoLinux II è probabile che ce ne sia uno solo:
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A seconda del programma scelto, può essere necessario specificare il tipo di masterizzatore; nella maggior parte dei casi va bene il primo tipo in elenco. In questo caso si suppone sia stato scelto precedentemente il programma cdrdao:
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Una volta specificato il programma e il tipo di masterizzatore, occorre individuare le coordinate SCSI del masterizzatore stesso. Tuttavia, alcuni programmi richiedono le coordinate secondo lo stile di Cdrecord, altri si accontentano del file di dispositivo. Per poter indicare le coordinate SCSI, occorre verificare in che ordine sono stati rilevati i vari componenti; se non si dispone di componenti SCSI veri e propri, è probabile che il masterizzatore ATAPI con emulazione SCSI sia l'unica voce disponibile, corrispondente alle coordinate 0,0,0. L'esempio seguente si riferisce invece a una situazione piuttosto varia:
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In questo caso, supponendo di voler usare il masterizzatore identificato con la stringa HL-DT-ST, bisognerebbe indicare le coordinate 1,0,0.
Come già accennato, fortunatamente ci sono anche casi in cui è sufficiente il nome del file di dispositivo:
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Successivamente si deve specificare la velocità massima da usare per la masterizzazione:
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Infine viene richiesto di specificare la versione del CD:
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Il processo di creazione dell'immagine del CD-ROM passa anche per la compressione di una parte del file system; ciò può richiedere la disponibilità di una grande quantità di memoria virtuale.
Lo script usato per la masterizzazione, prima di questo si occupa di sistemare alcune cose, come la cancellazione della directory temporanea e la creazione di una directory etc/ adatta.
I file /etc/passwd e /etc/group vengono copiati nell'immagine del CD-ROM eliminando prima le utenze con numero UID da 1 000 a 9 999 (si osservi che gli utenti tizio e gli altri previsti per nanoLinux hanno numeri UID inferiori); il file /etc/shadow viene ricreato in base a un modello prestabilito nello script nanorc. In questo modo si dovrebbe riprodurre un CD-ROM con le stesse utenze di partenza, tutte con la stessa parola d'ordine, evitando di costringere a fare altrettanto nel sistema operativo installato nel disco fisso.
Nelle edizioni attuali di nanoLinux, a eccezione di alcuni file, il file system del CD-ROM contiene dati compressi. Per la precisione sono esclusi dalla compressione i file contenuti nella directory isolinux/ e i file di accompagnamento, che devono risultare leggibili in tutte le condizioni di utilizzo.
Per ottenere la compressione dei dati si usano le estensioni Zisofs, specifiche dei sistemi GNU/Linux (nel capitolo 84 viene descritto il funzionamento di questo sistema di compressione).
Attraverso lo script nanorc è possibile creare facilmente un file in una partizione disponibile per la gestione della memoria virtuale. Questo file viene riconosciuto all'avvio perché ha il nome nlnx3tmp.swp; pertanto, può anche essere creato manualmente, purché si sia in grado di farlo.
Eventualmente, nella directory radice del sistema funzionante da CD-ROM, si trovano due file compressi, nlnx3tmp.gz e nlnx3tmp.zip, che contengono un file da 64 Mibyte, inizializzato per la memoria virtuale. Questi file possono essere collocati nella partizione appropriata, anche con l'ausilio di un altro sistema operativo, provvedendo naturalmente a estrarli, assicurandosi di ottenere il file nlnx3tmp.swp, come previsto. Questo accorgimento si rende necessario particolarmente per poter utilizzare a tale proposito una partizione contenente un file system NTFS, che con i kernel 2.6 consente la modifica di file già esistenti, purché non si cambi la loro dimensione.
Nelle tabelle seguenti si riassumono brevemente gli applicativi principali che sono contenuti nel CD-ROM di nanoLinux III (l'elenco non è completo), assieme alle note essenziali sull'uso degli script che lo accompagnano. Si osservi che nanoLinux IV ha moltissimi applicativi in più.
Tabella 16.2. Riepilogo degli applicativi più importanti che sono presenti nel CD-ROM di nanoLinux III. La prima colonna indica il livello a partire dal quale sono disponibili.
| Applicativi | Annotazioni |
| VI | Programma tradizionale per la creazione e la modifica dei file di testo (capitolo 99). |
| Midnight Commander (mc, mcedit) | Shell molto sofisticata con programma di modifica di file di testo integrato (capitolo 100). |
| Perl | Interprete Perl (parte lix). |
| Gcc, FreePascal | Compilatori (parti lix, lvii e lviii). |
| Tar, Gzip, Bzip2, Zip | Programmi per l'archiviazione dei dati (capitolo 91). |
| Raidtools | Programmi per la creazione e gestione di dischi RAID attraverso una gestione software (capitolo 85). |
| Aumix, Grip, Xwave, Timidity, MP3blaster, Gtv | Programmi per l'accesso alle funzionalità audio e per la riproduzione di formati audio e video (parte lxxii). |
| Antiword, Catdoc | Lettura di file in formato Winword (capitolo 344). |
| Gnumeric | Foglio elettronico (capitolo 126). |
| MagicPoint | Programma di presentazione (capitolo 128). Si avvia da una finestra di terminale (con l'eseguibile mpg), indicando il file della presentazione. |
| PostgreSQL | DBMS (capitolo 389). Si attiva la gestione delle basi di dati con il comando startpostgresql e si disattiva con droppostgresql (con i privilegi dell'utente root). |
| Mathopd, Webalizer, ht://Dig, PHP | Servente HTTP, analisi statistica degli accessi, indicizzazione dei dati, interprete PHP (capitoli 186, 194 e 193). |
| OOPS | Proxy HTTP (capitolo 200). |
| OpenBSD FTP | Servente FTP (capitolo 173). |
| Links, Wget | Programmi per la navigazione ipertestuale con il protocollo HTTP. |
| Mozilla | Programma grafico per la navigazione ipertestuale con il protocollo HTTP. |
| Amaya | Programma per la scrittura visuale di documenti in formato HTML e per la loro composizione tipografica (parte l). |
| Exim | MTA (capitolo 180). Gli indirizzi di posta elettronica che contengono indirizzi IPv4, devono essere racchiusi tra parentesi quadre, tipo: tizio@[192.168.1.2]. |
| Balsa, Mutt, Mailx (mail) | MUA per l'invio e la lettura di messaggi di posta elettronica, aderenti al formato Unix mailbox (capitolo 175). |
| Bind | Servente DNS (capitolo 145). Alcuni file di configurazione possono essere modificati a scopo didattico. |
| DHCP ISC | Servente e cliente DHCP (capitolo 162). |
| Host, Dig, Whois | Programmi per consultare il DNS. |
| Gnuplot | Programma per il disegno di funzioni (parte xxvi). |
| Xfig, Gimp, ImageMagick | Programmi di disegno e di fotoritocco (capitoli 129 e 125). |
| SANE | Gestione dello scanner e delle fotocamere digitali. |
| Ghostscript, Ghostview, GV, Xpdf | Programmi per la conversione e la visualizzazione del formato PostScript e PDF (parte xxi). |
| OpenSSH | Servente e cliente per il protocollo SECSH (capitolo 228). Il demone che svolge il ruolo di servente deve essere avviato esplicitamente: /etc/init.d/ssh start. |
| Netstat, IPTraf, Ethereal, Psad | Applicativi per il controllo e lo studio pratico delle reti (capitolo 216). |
| Ethereal, Psad | Applicativi per il controllo e lo studio pratico delle reti (capitolo 216). |
| VNC | Servente e cliente VNC (capitolo 118). |
| teTeX | Sistema di composizione tipografica (volume III). Dal CD-ROM è possibile usare TeX solo dopo il comando starttexmf e poi si può recuperare memoria con droptexmf (con i privilegi dell'utente root). |
Tabella 16.3. Riepilogo dei programmi e degli script specifici di nanoLinux.
Tabella 16.4. Utilizzo di nanorc. In quasi tutti i casi occorre intervenire in qualità di utente root.
nanoLinux è un sistema GNU/Linux per CD-ROM o DVD-ROM utile per la didattica o per chi vuole avvicinarsi all'uso di un sistema Unix, quando si comprende che la grafica va usata solo quando serve o quando è utile effettivamente. In questo senso, anche le voci del menù disponibile con il sistema grafico, richiamano sempre l'istruzione da impartire attraverso la riga di comando, proprio per far capire ciò che si sta facendo e facilitarne la memorizzazione.
nanoLinux non può gestire tutto l'hardware esistente, anche quando, teoricamente, un sistema GNU/Linux standard potrebbe farlo, perché è organizzato per funzionare senza bisogno di una configurazione dettagliata. Di conseguenza, anche se nanoLinux è realizzato per adattarsi al funzionamento degli elaboratori più comuni di architettura i386, componenti come modem o stampanti «Win», che richiedono un protocollo di comunicazione specifico, risultano inutilizzabili.
Di fronte alla necessità di utilizzare hardware così ostile, conviene tentare piuttosto con altre distribuzioni autoavviabili, anche se la loro complessità impedisce in pratica l'adattamento per le proprie eventuali esigenze particolari.
Appunti di informatica libera 2004.10.10 --- Copyright © 2000-2004 Daniele Giacomini -- <daniele (ad) swlibero·org>, <daniele·giacomini (ad) poste·it>
1) nanoLinux GNU-GPL; i singoli applicativi sono sottoposti eventualmente alle loro condizioni specifiche
2) Se si dispone di una stampante collegata alla porta parallela, questa potrebbe emettere una pagina con alcuni simboli senza significato, a causa dei tentativi del kernel.
3) La parola d'ordine viene inserita senza poterla vedere sullo schermo.
4) La parola d'ordine viene inserita senza poterla vedere sullo schermo.
Dovrebbe essere possibile fare riferimento a questa pagina anche con il nome nanolinux_introduzione.html
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